mercoledì 15 giugno 2011

Berlusconi ed il quarto Referendum.


Non si capisce perché, ma un referendum era ed è rimasto nell'ombra. Eppure ha riguardato direttamente Berlusconi e, a partire da lui, l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Forse le formule giuridiche non sono il massimo della chiarezza, ma il senso è evidente: dietro la richiesta di "abrogazione dell'art.1, commi 1, 2, 3, 5, 6 nonché dell'art.1 della legga 7 aprile 2010 numero 51 recante "disposizioni di impedimento a comparire in udienza...", stava una delle solite leggi ad personam. Forse - una ripassata non fa male - sarà bene citarne qualcuna: limitazione delle rogatorie (per coprire movimenti finanziari illeciti), abolizione dell'imposta di successione per i grandi patrimoni, depenalizzazione del falso in bilancio, legittimazione del "sospetto" sui giudice, il condono fiscale "tombale" del 2003 (con beneficio per Mediaset), il sistema integrato delle comunicazioni ("la Gasparri", che in soldoni significa un guadagno netto di oltre un miliardo di euro), il condono edilizio del 2004, riduzione della prescrizione, sospensione dei processi per le alte cariche (dichiarata incostituzionale), scudo fiscale... Se aggiungiamo altre leggi a proprio beneficio fiscale, la storia delle frequenze Tv e di Rete4, il decreto "salvacalcio", il segreto di stato su Villa Certosa... non c'è più nessuno che possa dubitare con quali intenti e a vantaggio di chi governi l' "eletto dal popolo".
Un altro tentativo di proteggersi dal "comunismo" della giustizia e della Corte costituzionale - di cui chiamava testimone perfino Obama - è stato quello di correggere l'eccesso di uguaglianza previsto dall'art. 3 della Costituzione (comunista). Infatti, proprio perché uguali davanti alla legge, tutti i cittadini che, sia come imputati, sia come parte offesa, siano tenuti a presentarsi in tribunale, se realmente impediti, possono chiedere che il giudice fissi un rinvio, ovviamente presentando richiesta per motivi fondati di "impedimento grave e assoluto". Il nostro Presidente del Consiglio non si ritiene un normale cittadino e chiede - ecco il contenuto della legge 7 aprile 2010 - che per lui e, siccome è gentile, per i ministri basti un'autocertificazione continuativa per sei mesi, senza possibilità per il giudice di verificare la validità della giustificazione.
Questo tanto per dire il conto in cui Berlusconi tiene la giustizia rispetto ai privilegi di casta. I processi Mills, Mediatrade e Mediaset, dopo l'abbattimento per legge dei termini di prescrizione, difficilmente porteranno a condanna o proscioglimento dell'imputato. Per il caso Ruby lunedì il Presidente del Consiglio non si è presentato in udienza. Non era neppure a Montecitorio o a palazzo Chigi. Intanto l'avv. Ghedini (che tra parentesi è ministro della giustizia) ha ribadito che, veramente, Berlusconi credeva che la povera minorenne fosse nipote di Mubarak ridicolizzando l'imputazione di sfruttamento della prostituzione. Tuttavia resta un problema, per il quale la difesa chiederebbe il trasferimento al tribunale di Monza; infatti non si sa bene se in qualità di presidente o come privato cittadino abbia esercitato pressioni sulla polizia e la concussione, se provata, può portare, oltre alla condanna, l'interdizione dai pubblici uffici. Berlusconi non vuole andare in tribunale come "uno qualunque" e non vuole che un'autorità superiore per competenza possa controllare la sua parola. Vi pare poco?
Allora,anche questo quesito era importante: il Sì alla sua abrogazione ha difeso l'Articolo 3 della Costituzione e il diritto di essere uguali(almeno)davanti alla Legge. L'abrogazione del "legittimo impedimento" fa tremare il cavaliere: non si rassegna a diventare un cittadino come noi.


Giancarla Codrignani

venerdì 6 maggio 2011

La mano sulla bocca.


Non credo che dimenticherò mai la mano sulla bocca di Hilary Clinton a reprimere un senso di orrore nel vedere le immagini di Bin Laden ucciso. Una mano che rivela l'umanità di una donna che è anche "un" politico e non si adatta alle atrocità che siamo in grado di compiere quando diventiamo soldati e finiamo per farci del male. Ma non dimenticherò neppure la ritrattazione: non era "debolezza", ma allergia alle polveri d'ambiente. Così noi donne, quando diventiamo "pari"nel potere, omologhiamo anche i sentimenti, senza pensare che, forse, sarebbe meglio che i maschi smettessero di stringere i denti (e i pugni).
Tuttavia quel gesto rappresentava orrore immediato, ma anche istintiva esorcizzazione di un futuro, che, tutte le volte che usiamo la violenza, può diventare direttamente temibile. 
Il mondo meriterebbe di meglio delle nostre inadeguatezze. Una delle prime da superare è quella di capire che, come diceva don Milani, di molte "omissioni" ci giustifichiamo con l' aggravante della buona fede. Perché non pensare che dovremmo imparare ad essere miti così in casa, come con gli immigrati, i diversi, i nemici, come nei paesi che aspirano ad una difficile democrazia?
Perché dico questo a proposito delle elezioni amministrative di Bologna? Perché mi ha fatto molta impressione che la mia città non abbia sentito per tanti mesi la vergogna di aver subito un commissariamento, come se sotto sotto nascondesse voglia di podestà. E perché c'è molta gente che trova il candidato sindaco Merola uno che fa delle gaffes, che è emotivo, che non ha grinta. Una donna mi faceva notare che è proprio questo che fa capire che è la persona giusta, uno che non prevarica, che non è supponente, che non vuole avere sempre ragione: Uno che ha detto di volere nella sua giunta "gente più brava di lui". Uno da cui aspettare davvero un cambiamento.
Ma lo dico anche perché una volta ogni tanto mi piace sperare che l'elettorato femminile - e le elette e, poi, le assessore e la giunta - riescano a far valere le priorità politiche di una cultura "mite".